La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
virtù di parola, nè di pennello e neppure di realtà! ... Molte ne avèa Gualdo vedute; era la prima ch'egli sentisse. Perocchè, ora, lo specchio
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, una smania rasentante lo spàsimo, di rigustare la riconoscenza, ch'èrasi pinta nella faccia di Gualdo, e i baci, che sulle labbra di Forestina èrano
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libarle, si fermò d'improvviso, con un: no - ch'era vôlto piuttosto a sè stesso che a lei. - Vieni da noi! - dicèa Gualdo. - Vieni! - pregava la fanciullina
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? - proruppe. E spessamente serrava a Gualdo le mani, e aspettava ch'ei rispondesse ad una dimanda ancor non osata; ma, veduto, che quello, nonchè non venirgli
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inferocito il Nebbioso. - E, quella morte, egli la patirà goccia a goccia, e tu insieme. Tu lo vedrài perirti dinanzi, senza ch'egli ti vegga; tu lo udrài
La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
Beccajo. - Ed io - continuò a gonfie vele Aronne, fastoso di sua goffìssima astuzia, ch'ei reputava sapienza - tal quale mi vedi, la ho accoccata ai
La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
ingordigia dell'ira, la lingua, sì ch'ei dovèa ben spesso parlar con le mani, sentìvasi ora di una inesaurìbile eloquenza, che avrebbe messo in un sacco